Sutra del Fuoco

Il Sutra del Fuoco, o Ādittapariyāya Sutta, è un sutra del Buddhismo Theravada, incluso nella sezione del Saṃyutta Nikāya del Canone pāli.

Nel Vinaya, il Sutra del Fuoco è il terzo discorso pronunciato dal Buddha (dopo il Dhammacakkapavattana Sutta e l'Anattalakkhana Sutta), diversi mesi dopo la sua illuminazione, in cima alla collina Gayasisa, vicino a Gaya, in India. Lo consegnò a un migliaio di asceti appena convertiti che in precedenza praticavano un sacro rituale del fuoco (Pali: aggihutta; Skt .: agnihotra).

Il commentario pali post-canonico del V secolo d.C., Sāratthappakāsini (Spk.), Attribuito a Buddhaghosa, traccia una connessione diretta tra le pratiche precedenti degli asceti e il principale espediente retorico di questo discorso:

Dopo aver condotto i mille monaci bhikkhu alla testa di Gayā, il Beato rifletté: "Che tipo di discorso di Dhamma sarebbe adatto a loro? Poi si rese conto: -"In passato adoravano il fuoco mattina e sera. Insegnerò loro che le dodici basi sensoriali stanno bruciando e ardendo. In questo modo potranno ottenere la condizione di arahat."-







1
Bhikkhu, tutto brucia; ma cos’è tutto ciò che brucia? L’occhio brucia.
Le forme visibili bruciano.
La consapevolezza oculare brucia.
Il contatto oculare brucia.
E così la sensazione – piacevole o spiacevole,
oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto oculare; anche tutto questo brucia. Con che cosa brucia?
Brucia con il fuoco della brama, con il fuoco dell’odio, con il fuoco dell’illusione; brucia con la nascita, la vecchiaia e la morte, con il dispiacere, il lamento, la sofferenza, l’afflizione e la disperazione, dico io.

Vedendo questo, bhikkhu, il nobile e saggio discepolo non ha alcuna passione nei confronti dell’occhio, nei confronti delle forme visibili, nei confronti della consapevolezza oculare, nei confronti del contatto oculare. Così egli non ha alcuna passione nei confronti della sensazione –
piacevole o spiacevole, oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto oculare.

2
Bhikkhu, tutto brucia; ma cos’è tutto ciò che brucia? L’orecchio brucia.
Le forme udibili bruciano.
La consapevolezza uditiva brucia.
Il contatto uditivo brucia.
E così la sensazione – piacevole o spiacevole,
oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto uditivo; anche tutto questo brucia. Con che cosa brucia?
Brucia con il fuoco della brama, con il fuoco dell’odio, con il fuoco dell’illusione; brucia con la nascita, la vecchiaia e la morte, con il dispiacere, il lamento, la sofferenza, l’afflizione e la disperazione, dico io.

Vedendo questo, bhikkhu, il nobile e saggio discepolo non ha alcuna passione nei confronti dell’orecchio, nei confronti delle forme udibili, nei confronti della consapevolezza uditiva, nei confronti del contatto uditivo. Così egli non ha alcuna passione nei confronti della sensazione –
piacevole o spiacevole, oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto uditivo.

3
Bhikkhu, tutto brucia; ma cos’è tutto ciò che brucia? Il naso brucia.
Le forme olfattive bruciano.
La consapevolezza olfattiva brucia.
Il contatto olfattivo brucia.
E così la sensazione – piacevole o spiacevole,
oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto olfattivo; anche tutto questo brucia. Con che cosa brucia?
Brucia con il fuoco della brama, con il fuoco dell’odio, con il fuoco dell’illusione; brucia con la nascita, la vecchiaia e la morte, con il dispiacere, il lamento, la sofferenza, l’afflizione e la disperazione, dico io.

Vedendo questo, bhikkhu, il nobile e saggio discepolo non ha alcuna passione nei confronti del naso, nei confronti delle forme olfattive, nei confronti della consapevolezza olfattiva, nei confronti del contatto olfattivo. Così egli non ha alcuna passione nei confronti della sensazione –
piacevole o spiacevole, oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto olfattivo.

3
Bhikkhu, tutto brucia; ma cos’è tutto ciò che brucia? La lingua brucia.
Le forme del gusto bruciano.
La consapevolezza gustativa brucia.
Il contatto del gusto brucia.
E così la sensazione – piacevole o spiacevole,
oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto del gusto; anche tutto questo brucia. Con che cosa brucia?
Brucia con il fuoco della brama, con il fuoco dell’odio, con il fuoco dell’illusione; brucia con la nascita, la vecchiaia e la morte, con il dispiacere, il lamento, la sofferenza, l’afflizione e la disperazione, dico io.

Vedendo questo, bhikkhu, il nobile e saggio discepolo non ha alcuna passione nei confronti della lingua, nei confronti delle forme del gusto, nei confronti della consapevolezza gustativa, nei confronti del contatto del gusto. Così egli non ha alcuna passione nei confronti della sensazione – piacevole o spiacevole, oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto del gusto.

4
Bhikkhu, tutto brucia; ma cos’è tutto ciò che brucia? Il tatto brucia.
Le forme tattili bruciano.
La consapevolezza tattile brucia.
Il contatto tattile brucia.
E così la sensazione – piacevole o spiacevole,
oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto tattile; anche tutto questo brucia. Con che cosa brucia?
Brucia con il fuoco della brama, con il fuoco dell’odio, con il fuoco dell’illusione; brucia con la nascita, la vecchiaia e la morte, con il dispiacere, il lamento, la sofferenza, l’afflizione e la disperazione, dico io.

Vedendo questo, bhikkhu, il nobile e saggio discepolo non ha alcuna passione nei confronti del tatto, nei confronti delle forme tattili, nei confronti della consapevolezza tattile, nei confronti del contatto tattile. Così egli non ha alcuna passione nei confronti della sensazione –
piacevole o spiacevole, oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto tattile.

5
Bhikkhu, tutto brucia; ma cos’è tutto ciò che brucia? La mente brucia.
Le forme mentali bruciano.
La consapevolezza mentale brucia.
Il contatto mentale brucia.
E così la sensazione – piacevole o spiacevole,
oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto mentale; anche tutto questo brucia. Con che cosa brucia?
Brucia con il fuoco della brama, con il fuoco dell’odio, con il fuoco dell’illusione; brucia con la nascita, la vecchiaia e la morte, con il dispiacere, il lamento, la sofferenza, l’afflizione e la disperazione, dico io.

Vedendo questo, bhikkhu, il nobile e saggio discepolo non ha alcuna passione nei confronti della mente, nei confronti delle forme mentali, nei confronti della consapevolezza mentale, nei confronti del contatto mentale. Così egli non ha alcuna passione nei confronti della sensazione –
piacevole o spiacevole, oppure né-piacevole-né-spiacevole –, prodottasi in base alla condizione del contatto mentale.
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Divenendo senza passioni, la brama [dell’adepto] svanisce; con lo svanire della brama, il suo cuore viene liberato; quando il suo cuore è liberato, giunge questo [tipo di] cognizione: Si è liberato. Egli comprende [così]: La nascita è esaurita […]; ciò che doveva esser fatto, è fatto; non ci sarà più qualcosa del genere in futuro.